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Scandicci è un comune italiano di 49 312 abitanti della città metropolitana di Firenze in Toscana, conosciuto come Casellina e Torri fino al 1929. Sorge nell’area collinare a ovest di Firenze, e di tutti i comuni facenti parte dell’hinterland fiorentino è quello che presenta una maggiore continuità urbanistica col capoluogo, con il quale non esiste soluzione di continuità.

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Alcuni cenni sul comune di Scandicci

 

Storia del comune di Scandicci

Nei documenti ufficiali Scandicci compare per la prima volta in un documento di fine X secolo in cui la Marchesa Willa di Toscana, madre di Ugo “il Gran Barone”, citato da Dante, dona alla Badia di Firenze il castello di Scandicci e le chiese di Santa Maria a Greve, San Martino a Scandicci Alto e San Bartolo in Tuto, ma si sono trovate tracce di insediamenti preistorici, ellenistici, senza contare quelli di epoca romana.

Il comune nacque il 23 maggio 1774 con la fusione dei territori dei comuni di Casellina e di Torri, a cui nel 1833 furono sottratti alcuni territori a vantaggio di quello di Lastra a Signa. Il suo territorio, dopo questa riduzione, era di circa 52,5 km² e comprendeva le località di Casellina, Torri, Settimo Fiorentino (nota anche come Pieve a Settimo e oggi come Badia a Settimo), Mantignano, San Martino alla Palma, San Colombano, Sollicciano, Querciola, La Romola, Granatieri e Pian de’ Cerri, con una popolazione (1845) di 9 360 abitanti. Il comune confinava allora con quelli di Legnaia, San Casciano in Val di Pesa, Montespertoli, Lastra a Signa e Brozzi.

Curiosamente, il comune non aveva sede nel proprio territorio ma in un altro comune: la casa comunale era posta a Firenze, prima a Palazzo Albizi in via dell’Oriuolo (insieme con quella del Comune di Bagno a Ripoli) e poi al secondo piano di Palazzo Uguccioni al n. 7, con accesso anche da via della Condotta nº 6.

Il 15 marzo 1860 gli abitanti di Casellina e Torri furono chiamati ad esprimersi con un plebiscito circa l’adesione o meno al Regno di Sardegna: gli abitanti erano 9.579; su 1.857 aventi diritto di voto, ben 1.587 si espressero per l’annessione e 194 per il regno separato. 76 schede furono dichiarate nulle.

Una lapide, posta nella vecchia sede del Comune, in piazza Matteotti, realizzata un anno dopo il plebiscito da Francesco Mattei, commemora tale evento. Per diversi anni furono programmati festeggiamenti per l’Unità Nazionale (inclusa la ricorrenza della festa dello Statuto). Una delle celebrazioni più famose si festeggiò domenica 2 giugno 1861 a Pieve a Settimo.

Nel 1865 il comune di Casellina e Torri si annetté una parte del soppresso comune di Legnaia con le frazioni di San Bartolo e Santa Maria a Cintoia, Marignolle, San Lorenzo a Greve, Mosciano, Casignano e Scandicci ma allo stesso tempo perse la frazione de La Romola a vantaggio del comune di San Casciano in Val di Pesa. Dopo queste modifiche, il territorio comunale raggiunse i 70 km².

Nel 1866 si tenne la prima Fiera cittadina nata come semplice fiera del bestiame, essa si svolgeva in piazza Umberto I (oggi Piazza Matteotti). L’istituzione era stata propagandata dai “comunisti” (coloro che avevano la residenza nel Comune); nel 1867 la Giunta abbatté una piccola casa “per allargare la strada principale di quella borgata” (cioè Scandicci) perché formava “un brutto ed incomodo biscanto”. Si organizzano tornei di tombola, corse di cavalli e durante queste occasioni arrivavano saltimbanchi e la banda suonava inni e marce.

Proprio la nuova frazione di Scandicci fu scelta nel 1868 come nuova sede del palazzo municipale (in un luogo chiamato “Tabernacolo del marchese Baglioni”) anche se il comune mantenne la vecchia duplice denominazione. La giunta comunale si riuniva a Villa Poccianti, prima della costruzione del vecchio palazzo comunale, costruito nell’area dell’attuale piazza Matteotti da Francesco Martelli nel 1870 in stile neorinascimentale. I lavori li diresse Matteo Cocchini, un impresario di Signa e costarono 44.288,62 lire dell’epoca. La giunta tenne la sua prima seduta nel nuovo palazzo nel maggio del 1871.

Secondo un progetto rimasto “ideale” datato 1869, Francesco Montelaciti, giardiniere, su consiglio dell’ing. Martelli, in una lettera indirizzata al sindaco dell’epoca, la piazza l’aveva delineata “in modo analogo per le corse dei cavalli” e l’esperto di piante propose di piantare platani, lecci, acacie ombrellifere, castagni d’India e varie siepi.

La piazza venne lottizzata e alcuni appezzamenti di terreno vennero acquistati da personaggi di rilievo “esterni” alla comunità (due attori ritiratisi dalle scene, un generale in pensione, un ingegnere dello Stato e un impresario edile); altri terreni se li aggiudicarono degli esponenti della piccola borghesia locale (Puccioni, Cherici, Michelassi, Zani, Del Pino). La qualità delle abitazioni è migliore per quanto riguarda quelle collocate sul lato destro della piazza civica (si tratta di eleganti villini di fine Ottocento- inizi Novecento, accompagnati da giardini, dalle facciate decorate in “stile antico”); più modesta è invece la qualità dei terratetti costruiti sul lato sinistro (eccezion fatta per il grande edificio posto sull’angolo di Via di Scandicci Basso). Nei decenni successivi, iniziò a svilupparsi il tessuto associativo: nel 1874 venne istituita la Filodrammatica Manzoni, nel 1883 la Società di mutuo soccorso e nel 1897 sorse la Pubblica Assistenza Humanitas, il cui primo presidente fu l’avvocato Dionisio Martinati.

La sera del 28 agosto 1878 fu inaugurato il Teatro Manzoni (oggi Cinema Cabiria), progettato dall’architetto Micheli di Modena.

Intorno al 1880 venne istituita la Filarmonica “Vincenzo Bellini”(nome assunto nel secondo dopoguerra) ed era solita riunirsi nei locali della Società di Mutuo Soccorso (via dei Rossi, 26), tant’è che quell’edificio finì per essere chiamato “Il Coro”. Intitolata poi a Giuseppe Verdi nel 1900, alcuni suoi membri, forse per motivi politici, lasciarono la Filarmonica per fondarne un’altra, la “Guido Monaco”, la cui sede era nei locali della parrocchia di Santa Maria a Greve. Durante il fascismo furono riunite col generico nome di “Banda comunale”.

Nel 1903, 770 cittadini firmarono una petizione, “desiderosi di ottenere un sistema più moderno degli attuali mezzi di locomozione […]”. Il 15 giugno 1908 entrò in funzione la linea tranviaria numero 16, la Firenze-Vingone, lunga ben 6 km.

Il 28 febbraio 1921 la popolazione del luogo fu protagonista della difesa del comune contro una spedizione fascista, contro la quale furono erette barricate, abbattute dalle camicie nere solo con l’ausilio di un cannone. I fatti di quei giorni sono stati poi descritti da Vasco Pratolini nel romanzo Lo scialo.

Nel 1928, in occasione di una riforma amministrativa che prevedeva l’espansione del territorio comunale fiorentino, il comune di Casellina e Torri perdeva una consistente porzione di territorio a vantaggio di quello di Firenze con le località acquistate nel 1865 (escluse Mosciano, Scandicci e Casignano), le sue frazioni storiche di Ugnano, Mantignano e Sollicciano ed acquistava la frazione di Giogoli dal soppresso comune di Galluzzo.

Nel 1929, il comune assunse la denominazione di Scandicci e nel 1940 recuperò la frazione di Signano che aveva perso undici anni prima a vantaggio di Firenze.

Negli anni successivi la cittadina viene ampliata territorialmente per andare ad inglobare le comunità di Cintoia, Marignolle e parte di Soffiano ma rimane un paesino fino agli anni sessanta quando una vera e propria ondata di immigrazione (soprattutto da Firenze, dalle campagne della provincia e da altre zone della Toscana), in poco meno di 10 anni, triplica la popolazione comunale.

Risultato storico della fusione delle varie frazioni, il centro urbano si presenta oggi come un unico agglomerato chiuso in un quadrilatero con a nord e ad est Firenze, ad ovest il tracciato della Autostrada del Sole A1 e a sud la collina di Scandicci Alto. Il centro di Scandicci, nei prossimi anni, sarà ridisegnato in base ad un nuovo disegno urbanistico, ripensato in relazione a due opere pubbliche di grande rilievo, la linea T1 della tranvia di Firenze e la terza corsia autostradale; tali opere infrastrutturali modificheranno l’aspetto della cittadina e ne ridetermineranno il rapporto con la vicina Firenze.

Dal 2001 la zona denominata i Pratoni ha visto l’apertura di un grande centro logistico per la distribuzione delle merci, da parte di una delle maggiori catene italiane della grande distribuzione che negli anni ha inglobato anche altre realtà produttive in via di trasferimento. Nei prossimi anni, nella zona, sarà edificato un enorme polo commerciale tra i più grandi d’Italia. Il territorio circostante ha beneficiato, pertanto, di una riqualificazione generale.

Per lo stemma comunale (disegnato da un funzionario statale fiorentino e adottato dal Comune nel 1848) è stato adottato l’originale simbolo araldico del comune di Casellina e Torri inglobato nel 1929. La descrizione ufficiale è di seguito riportata “D’azzurro, alla casa al naturale, accostata da due torri merlate alla guelfa, il tutto sulla campagna al naturale; al canton franco d’argento al giglio di Firenze”.

Scandicci fu liberata dal nazifascismo il 4 agosto 1944.

Il 10 maggio si festeggia il Santo Patrono San Zanobi.

Scandicci
Image by Wikipedia


Fonte dati: https://it.wikipedia.org/wiki/Scandicci

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Bibliografia sul comune di Scandicci

  • Daniela Lamberini (a cura di) Scandicci – Itinerari storico-artistici nei dintorni di Firenze Ponte alle Grazie 1990.
  • Francesco Giuseppe Romeo, Storia di Scandicci, Edizioni SP44, Firenze, 1982.
  • Comune di Scandicci, Conoscere Scandicci V, assessorato alla cultura, 1985, Scandicci.
  • Fabrizio Morviducci, Via dei Rossi 26. Un secolo di impegno popolare a Scandicci: la muta assistenza, il sociale e la politica, Centrolibro, Scandicci, 2003, ISBN 88-86794-09-6.
  • Marco Gamannossi, Fieramente Scandicci, 150 anni di esposizioni e di storia, Sicrea edizioni, 2016, ISBN 978-88-942009-0-4.
  • Mila Guidi, Riccardo Borgioli (a cura di), Un borgo della periferia fiorentina 1861-1913, introduzione di Alfonso Mirto, Centrolibro Scandicci (FI).
  • La città degli Uffizi, Ghirlandaio, Una famiglia di pittori del Rinascimento tra Firenze e Scandicci, a cura di Annamaria Bernacchioni, edizioni Polistampa, Firenze, 2010, ISBN 978-88-596-0834-9.
  • Luca Bucelli, Emanuele Garofalo, a cura della Pubblica Assistenza Humanitas di Scandicci, I nostri primi 100 anni, Compagnia di Pubblica Assistenza Humanitas Scandicci centenario della fondazione, giugno 1997, Signa, La Tipolito.
  • Roberto Aiazzi, Marco Jaff, Scandicci: da borgo a città. Un profilo di storia urbanistica: 1866- 1996, Firenze, 1997, Alinea editore.
  • Bettino Gerini, Vivere Firenze… Il Quartiere 4, Aster Italia, Firenze 2005.
  • Mila Guidi, Un borgo alla periferia fiorentina, 1861-1913, a cura di Riccardo Borgioli, introduzione di Alfonso Mirto, Centrolibro, Scandicci (FI), 2006, ISBN 88-86794-12-6.
  • Associazione Amici dell’Archivio Storico Comunale di Scandicci (a cura di), Bibliografia scandiccese. Repertorio bibliografico ragionato sul territorio di Scandicci Archiviato il 27 luglio 2020 in Internet Archive..
  • Associazione Amici dell’Archivio Storico Comunale di Scandicci (a cura di), Bibliografia scandiccese. Schede di aggiornamento 2006 – 2016 Archiviato il 27 luglio 2020 in Internet Archive..
  • Gilberto Bacci, Scandicci Fotostoria del 900, 2015, Ed. Edimedia.
  • Gilberto Bacci, Scandicci sotto il Diluvio, 2016, Ed. Edimedia.
  • Gilberto Bacci, Le Barricate di Scandicci, 2021, Ed. SIcrea.
  • Gilberto Baccio, Vingone un quartiere da Vivere, Ed. Edimedia.

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