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Montelupo Fiorentino è un comune italiano di 14 341 abitanti della città metropolitana di Firenze in Toscana. Il castello duecentesco in riva sinistra d’Arno, dove si immette la Pesa che nasce nel Chianti, segna insieme al dirimpettaio castello di Capraia l’inizio del Valdarno inferiore. Vi nacque nel 1469 Baccio da Montelupo, scultore rinascimentale, padre dello scultore e architetto Raffaello da Montelupo.

Borgo celebre per la produzione di ceramica, terracotta e vetro, oltreché per la presenza della Villa medicea dell’Ambrogiana, posta direttamente sul fiume Arno, con approdo e grotta fluviale. La villa è stata sede fino al 2017 di un noto ospedale psichiatrico giudiziario (in passato, manicomio criminale), che ospitò diversi personaggi noti, come gli anarchici Giovanni Passannante e Pietro Acciarito, entrambi attentatori alla vita di Umberto I di Savoia.

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Alcuni cenni sul comune di Montelupo Fiorentino

 

Storia del comune di Montelupo Fiorentino

La frequentazione dell’area di Montelupo non ha soluzione di continuità fino dal Paleolitico. Di ciò sono testimoni le numerose stazioni preistoriche che sono state individuate negli ultimi venti anni nel territorio comunale.

Della frequentazione in età classica si ha testimonianza attraverso varie sepolture etrusche recentemente emerse nell’area del Centro Storico cittadino e con la scoperta di una Villa romana di età repubblicana. Il luogo era noto come Mansio ad Arnum, come risulta anche dalla Tabula Peutingeriana, ed è probabile che nella zona ci fosse un ponte che, in età romana, permetteva il superamento del fiume Arno.

Con la crisi del V e VI secolo, a fronte della minaccia rappresentata dalle orde barbariche, la popolazione abbandonò le pianure per raggiungere le alture della zona. Il fenomeno raggiunse il suo apice durante il X secolo, al tempo delle lotte per il potere delle grandi famiglie Guidi, Carolingi e Alberti. Questi ultimi realizzarono nella zona una fitta rete di strutture militari, di cui facevano parte le postazioni di Capraia e Montelupo.

Alla fine del XII secolo, inizia la fase di espansione di Firenze che, nella zona, trovò la fiera opposizione dei Conti Alberti. All’inizio del XIII secolo, la postazione di Montelupo viene distrutta dai Fiorentini, che, sullo stesso luogo, edificarono un “castello” murato, vero e proprio simbolo della dominazione sul territorio.

Verso la fine del XIV secolo, Montelupo (che non ha mai avuto la denominazione di Malborghetto, vera e propria invenzione romantica) diventò un “borgo murato” del contado fiorentino. Le mura vennero costruite nel 1348 (anno della peste nera) e al 1414 risale lo Statuto del Potestà.

Fino a tutto il XVI secolo, Montelupo visse la sua “epoca d’oro”. Verso la metà del XVII secolo, complice anche la peste che colpì duramente anche questa zona, iniziò il periodo di decadenza che, irreversibilmente, portò Montelupo ad un drastico ridimensionamento, che toccò il suo culmine alla fine del XVIII secolo.

Da allora e fino al 2° dopoguerra, Montelupo si trovò “a margine” di tutto. Il paese è stato scosso nell’ultima metà del novecento da alcuni eventi naturali a carattere disastroso. I più rilevanti sono le alluvioni del 1949 e 1966 e quella del 1992. In questi 3 eventi infatti, l’Arno, a nord di Montelupo, e la Pesa, torrente sul cui sbocco sorge la cittadina, esondarono sommergendo fin sotto 4 metri d’acqua il paese (2 metri nel 1992).

Montelupo, con la sua maiolica, fu uno dei centri di produzione ceramica più importante del Rinascimento, a livello italiano ed europeo.

La storia iniziò alla fine del Duecento, con la produzione di manufatti con decorazione di ispirazione ispano-moresca (motivi blu e decorazione a prevalenza verde).

Da allora, e per più di tre secoli, le fornaci si sono moltiplicate all’interno delle mura cittadine (costruite a metà del Trecento), fino a superare le 50 unità alla fine del Quattrocento. Il livello di produzione fu tale che necessitò un Editto del Potestà per vietare che le enormi quantità di scarti e residui di lavorazione venissero gettate nell’adiacente Fiume Pesa, onde evitare che potesse esserne deviato il flusso.

Verso la metà del Quattrocento, Montelupo divenne protagonista del fenomeno della “circolazione delle tecniche e del sapere” che caratterizzò quel periodo storico: artisti montelupini andarono a lavorare a Faenza e a Cafaggiolo ed è documentata la presenza di ceramisti di Montelupo anche a Caltagirone, dove dettero nuovo impulso alle relative tradizioni ceramiche che continuano ancora oggi. Alcuni pezzi di ceramica montelupina sono stati ritrovati nei siti archeologici dell’America Centrale connessi con i primi insediamenti Europei nella zona, così come nelle Filippine e in Scozia.

Montelupini sono alcuni fra i più begli esempi di maiolica rinascimentale istoriata che fanno bella mostra di sé nei più importanti musei del mondo (Cluny e Victoria and Albert Museum, per dirne alcuni), anche se, spesso, con etichette e didascalie non propriamente corrette. E dalla produzione istoriata nacque il decoro montelupino sicuramente più famoso, ossia i secenteschi “Arlecchini”, raffigurazioni satirico-naif dei personaggi allora più famosi e temuti, i Lanzichenecchi al soldo di Carlo V.

Alla fine del Seicento, dopo che fu terminata la produzione di splendidi manufatti per le Farmacie fiorentine dei domenicani di San Marco e di Santa Maria Novella, iniziò il lento ma inesorabile declino della produzione ceramica di Montelupo. Soltanto grazie alla produzione di “pentole” di Capraia la tradizione sopravvisse durante il XVIII e XIX secolo. La memoria della grande ceramica di Montelupo, così, si perse. Nel corso del Novecento rimasero comunque attive manifatture come la Fanciullacci, fondata nel 1862 da Raffaello Fanciullacci come “Fornace Bardi Capraia, e la manifattura “Maioliche artistiche Guido Bitossi”, fondata nel 1921 ove lavorò tra gli altri il ceramista Aldo Londi insieme al designer Ettore Sottsass. Più tardi fu fondata nel 1946 da Natale Mancioli la “Mancioli & C.” che assunse importanza con produzione di maiolica e terraglie moderne, tradizionali e rustiche, per la tavola e per la casa, in collaborazione con artisti e designer. La manifattura trasferì la produzione a metà degli anni 60 ad Altopascio.

Nel 1977 i volontari del Gruppo archeologico di Montelupo Fiorentino scoprirono, all’interno del castello che dominava il borgo medievale, la bocca di un grande pozzo (il “pozzo dei lavatoi”), riempito di frammenti di ceramica dalle fornaci cittadine. I ritrovamenti sono esposti nel museo della ceramica di Montelupo. Sul coperchio del pozzo vi è un’opera di Lucio Perone che racconta il ritrovamento.

Montelupo Fiorentino
Image by Wikipedia


Fonte dati: https://it.wikipedia.org/wiki/Montelupo_Fiorentino

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